Tour Cremona a Bontà

Tour Cremona a Il Bontà

Il centro della Città di Cremona, Piazza del Comune, si trova a soli 10 minuti dalla fiera che ospita la rinomata e particolare rassegna Il Bontà. Cremona offre particolari angoli in cui immergersi nel suggestivo centro storico che racconta parte della storia e della cultura d’Italia.

Fuori-Fiera vi invita a visitare questi angoli di storia, suggerendo un percorso itinerante, sia durante il giorno e sia nelle ore serali, soffermandosi ad ammirare i monumenti e degustando gli ottimi vini e prodotti tipici tra le osterie e ristoranti locali nelle diverse tappe.

Se preferisci essere accompagnato da una guida turistica e/o da un sommelier contattaci pure a questo indirizzo: office@fuori-fiera.com 

Clicca sul titolo del luogo e si aprirà la mappa per arrivare da dove ti trovi.

Anima della città’, il super violino in acciaio, è un’opera moderna di otto metri di altezza e due tonnellate di peso, installato l’8 ottobre 2016, sul piazzale della stazione.

Un monumento che unisce tradizione e cambiamento e fa interagire arte e nuove tecnologie: grazie a particolari sensori, la scultura è in grado di avvertire l’arrivo di turisti e passanti e di suonare celebri brani musicali al loro passaggio.

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Ospita la Facoltà di Musicologia e Paleografia Musicale (sede distaccata dell’Università degli Studi di Pavia) e la Scuola Internazionale di Liuteria, al suo interno è visitabile il piccolo Museo Organologico-Didattico, che espone strumenti antichi e diverse ricostruzioni.

Costruito nell’ultimo decennio del Quattrocento è opera dell’architetto Bernardino de Lera, pare su su commissione di Eliseo Raimondi, noto ed apprezzato umanista. Palazzo Raimondi si caratterizza dalla facciata di marmo bianco e rosa, rappresentando così un atipico esempio di edificio del Rinascimento cremonese.

Le decorazioni in bugnato che riprendono lo stile dei palazzi tosco emiliani si inseriscono in una facciata spartita di lesene binate che muovono l’orizzontalità della copertura marmorea bicromica.

Il fondale prospettico dipinto da Giovanni Motta nel 1780 è uno degli aspetti artistici e cromatici di maggiore spicco del cortile annesso.

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Costituì, insieme al palazzo Trecchi ed alla chiesa di Sant’Agata, il nuovo nucleo dell’espansione medioevale della città, per volere della fazione dei “popolari”.

Questa si contrapponeva infatti a quella dei “notabili” che aveva il suo centro nella più antica piazza del Comune, con il palazzo comunale, che fu fonte di imitazione per la realizzazione del nuovo edificio.

La facciata sulla piazza presenta una facciata a due piani: quello inferiore costituito da un porticato su pilastri con arcate gotiche su pilastri, coperto da un tetto a cassettonato ligneo e quello superiore, in mattoni e coronato di merli a freccia, con quattro trifore, che illuminano un unico grande ambiente.

Per tutto il XII secolo vi si riuniva il “Consiglio della Città Nova”. Nel 1412 era divenuto sede della corporazione (“università”) dei mercanti di fustagno. Nel 1756 divenne una caserma e nel 1805 sede dell’archivio notarile, con modifiche ed adattamenti che accompagnarono i mutamenti di funzione.

Dopo un restauro della fine del XX secolo, attualmente è utilizzato per congressi e manifestazioni.

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Il palazzo fu costruito nel XV secolo dal marchese Cristoforo Stanga, fido luogotenente di Gian Galeazzo Visconti, Agli inizi del XVIII secolo fu comprato da Scipione I de’ Rossi, che ristrutturò completamente il palazzo facendogli perdere quasi interamente l’aspetto originale.

Alcune vestigia del palazzo quattrocentesco sono ancora visibili sulla facciata del palazzo che da su di un vicoletto che lo fiancheggia.

Il castello fu in seguito ceduto dai Rossi di San Secondo, nel 1870 fu rifatta la facciata del palazzo dal proprietario Ing. Simone Maggi.

In tale intervento piuttosto radicale vennero rimosse le bocche di drago collegate al canale e il portale marmoreo scolpito da Giovanni Pietro da Rho, il portale fu rivenduto ad un antiquario di Marsiglia di nome Weiss che a sua volta lo rivendette a prezzo doppio al museo del Louvre dove tuttora è possibile ammirarlo.

Un calco della scultura originale è presente nella sala del consiglio comunale di Cremona. Il palazzo è stato acquistato dalla famiglia Strozzi nel 2011.

L’aspetto dell’edificio è quello che gli è stato conferito dalla completa ristrutturazione commissionata da Federico II de’ Rossi, marchese di San Secondo. Caratterizzato da un cortile al centro, l’accesso al piano nobile è garantito da uno scalone monumentale che si biforca a T dal pianerottolo al quale si giunge al termine della prima rampa.

Lo scalone è impreziosito da una balaustra in pietra del periodo tardo barocco mentre il vano è decorato con dipinti e rilievi.

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Ospitato dal 1928 nel palazzo Affaitati, il museo deve il suo nome al marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone, entomologo in pensione e collezionista, che lasciò in eredità alla sua città natale le sue collezioni d’arte, costituite tra il 1877 e il 1888.

Tra le opere esposte si segnalano, in particolare, un Caravaggio (San Francesco in meditazione) e un Arcimboldo (L’Ortolano). Un recente intervento ha portato all’apertura della Sala del Platina che contiene il prezioso armadio intarsiato, capolavoro dell’arte lignaria rinascimentale, eseguito per la Cattedrale di Cremona tra il 1477 e il 1480 dall’artista mantovano Giovanni Maria da Piadena, detto il Platina.

Il Museo Civico ospita inoltre Le Stanze per la Musica ovvero la collezione di strumenti storici di Carlo Alberto Carutti, una delle più importanti raccolte di strumenti a corda per la qualità, rarità  e stato di conservazione degli strumenti che la costituiscono.

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Il Palazzo Fodri di Cremona è uno dei più interessanti esempi di architettura del Rinascimento cremonese.

Edificato da Guglielmo de Lera, la sua costruzione si protrasse dal 1488 agli inizi del ‘500, con interventi di artisti della scuola di Giovanni Antonio Amadeo, tra cui Alberto Maffiolo da Carrara, autore in facciata, del portalino marmoreo, e di Rinaldo de Stauris (o Staulis), collaboratore dell’Amadeo nei due chiostri della Certosa di Pavia, ideatore del doppio ordine di fregi in cotto.

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Il 31 maggio 2009 è stato aperto al pubblico il nuovo Museo Archeologico nella chiesa basilicale di San Lorenzo e nella annessa quattrocentesca cappella Meli.

Esso costituisce lo sviluppo della vecchia Sezione Archeologica del Museo Civico, chiusa dalla fine degli anni ’90 del secolo passato per consentire il restauro di alcune tipologie di materiali -in particolare i mosaici- e completa l’esposizione, tuttora in Palazzo Affaitati, delle collezioni di formazione “storica” non territoriale, a partire dal lascito del Marchese Ala Ponzone.

La chiesa di San Lorenzo, sconsacrata alla fine del XVIII secolo, apparteneva al monastero benedettino, poi passato agli Olivetani.

A pianta basilicale con tre navate, risale alla fine del XII – inizi del XIII secolo e presenta i caratteri peculiari dell’architettura romanica, quali l’ampia articolazione degli spazi e la tipica decorazione a beccatelli dei fornici absidali.

Gli scavi effettuati a partire dal 1962 hanno consentito di portare alla luce i resti di una chiesa precedente, identificabile con quella menzionata da una pergamena del 990, di un edificio cimiteriale paleocristiano e di una necropoli romana del I secolo a.C., ubicata in corrispondenza del primo tratto suburbano, in direzione est, dell’antica via Postumia. La destinazione a sede museale del complesso monumentale, essa stessa sito archeologico, ne ha favorito il completo recupero, sia dal punto di vista strutturale sia dell’apparato decorativo, per quanto ancora conservato.

Attualmente, al suo interno è ospitato quello che può essere ritenuto il cuore delle raccolte archeologiche di Cremona: attraverso i reperti rinvenuti a partire dall’Ottocento fino al recentissimo scavo di piazza Marconi, viene restituita l’immagine della città fondata dai Romani nel 218 a.C., la prima a nord del Po.

(per maggiori informazioni consultare musei.comune.cremona.it)

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Cremona è conosciuta anche come produttrice di dolciumi, con il suo famoso torrone, di materiale in cotto ed altri oggetti. La tradizione risale addirittura all’Ottocento quando Enea Sperlari, nel 1836, diventò uno fra i primi a produrre industrialmente le sue specialità cremonesi nello stabile di via Solferino, che tutt’ora occupa.

Diventato Locale Storico Italiano, l’attuale Negozio Sperlari, modernamente ristrutturato, è in grado di proporre una vasta gamma di prodotti, fra cui specialità tipiche cremonesi come i Graffioni di puro cioccolato, la torta Sbrisolosa, la torta Gran Mandorla e il torrone Mandorlato di Cremona.

Via Solferino è ricca di sorprese e attività portate avanti con amore e passione come la Pasticceria Lanfranchi, che dalla fine del 1800 rappresenta, un punto di riferimento importante per il territorio e per le zone circostanti.

Poco distante da via Solferino, alle spalle del Duomo di Cremona ecco corso XX Settembre, dove potete trovare la Torrefazione Caffè Super Moka, una delle botteghe riconosciute “negozio storico” dalla Regione Lombardia, caratterizzata dalla presenza al suo interno non solo delle macchine di torrefazione originali dell’epoca con cui l’attività ha avuto inizio, ma anche di una serie di pezzi rarissimi, strumenti inerenti il caffè e il suo consumo, come la prima macchina del caffè prodotta per bar e un antico macinino.

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La cattedrale di santa Maria Assunta è il principale luogo di culto cattolico della città di Cremona, in Lombardia, sede vescovile della diocesi omonima. La cattedrale è un tempio romanico continuamente riadattato con elementi gotici, rinascimentali e barocchi. All’interno conserva notevoli capolavori di scultura e di pittura, tra cui l’avello dei SS.

Mario e Marta e dei loro figli Audiface e Abaco, originari della Persia e martirizzati a Roma, detta “Arca dei martiri persiani”. La cattedrale di Cremona fu eretta nel XII secolo, periodo di grande prestigio della città, collegato a una serie di successi in campo militare e a condizioni di benessere economico.

Il luogo scelto per la costruzione era il punto più alto della città medioevale, non lontano dal centro dell’originario castrum romano, al riparo dalle alluvioni del Po che all’epoca scorreva molto più vicino al centro storico rispetto ad oggi. In questo luogo, in precedenza, sorgevano due chiese, dedicate a Santo Stefano e a Santa Maria, che furono demolite per dare inizio ai lavori di costruzione del tempio principale.

La data di posa della prima pietra è nota: 26 agosto 1107. Nel 1190 avvenne la consacrazione, presieduta dal vescovo Sicardo. La cattedrale eretta nel XII secolo si presentava molto diversa dall’attuale. Innanzitutto già aveva una facciata a salienti, come dimostrano alcune raffigurazioni (tra cui un sigillo comunale, ora conservato presso l’Archivio di Stato), e la pianta era basilicale, senza transetto.

Il progetto originario prevedeva inoltre che la facciata venisse affiancata da due torri laterali, sul modello delle grandi cattedrali delle città imperiali d’oltralpe (westwerk). Tale idea non fu però messa in pratica, forse anche a causa dell’erezione, a lato della facciata, di una ben più alta torre campanaria (il Torrazzo).

Durante i secoli XIII e XIV furono aggiunti i due bracci del transetto, conferendo alla chiesa una planimetria a croce (non propriamente a croce latina, in quanto la lunghezza del transetto supera quella del corpo principale). Ulteriori interventi si susseguirono nei secoli successivi, concentrati soprattutto all’interno della chiesa.

Il battistero di San Giovanni Battista è il battistero di Cremona, situato accanto al duomo della città.

È alto 34 metri e ha un diametro di 20,50 metri; la pianta dell’edificio è ottagonale, con riferimento numerologico all’otto (che era l’unione del sette, il tempo, più l’uno, Dio, quindi simboleggiava eternità. Si tratta quindi di un numero escatologico.

Fu iniziato nel 1167 in muratura di laterizi; nel 1370 vi venne posta la statua bronzea dell’arcangelo Gabriele che si può ammirare presso la volta. Notevole fu lo sforzo di creare la copertura a cupola, che anticipò di circa due secoli la famosa cupola di Santa Maria del Fiore.

Fu comunque solo durante l’epoca rinascimentale, dopo alcuni restauri ed ampliamenti, che la costruzione ha assunto il suo aspetto attuale (furono rifatte, tra l’altro, la pavimentazione, la copertura in marmo di alcune pareti ed il tetto con la volta).

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Il Torrazzo di Cremona, situato accanto al duomo, è il simbolo della città; è una delle torri campanarie medievali in laterizi più alte d’Europa: alto 112,54 metri, è costruito a doppia canna, si compone cioè di due torri inserite l’una nell’altra; nell’intercapedine corre una scala di 502 gradini.

Da una lapide murata alla base del Torrazzo di Cremona si legge quella che per molto tempo è stata ritenuta l’altezza del medesimo.

Anticamente si credeva che il Torrazzo misurasse 122,217 m di altezza ma secondo misurazioni successive confermate dal Politecnico di Milano, l’altezza è pari a 112,54 m.

La presunta differenza di 10 metri, non è l’esito di un errore di misurazione, ma la distanza della punta del Torrazzo da un punto “zero” tecnico posto dieci metri sotto il punto più alto della piazza su cui sorge il monumento e stabilito arbitrariamente in modo da tenere in considerazione i dislivelli morfologici del territorio cittadino. Scavi archeologici condotti agli inizi degli anni ottanta del Novecento hanno dimostrato la presenza di strutture sottostanti la torre, da ricollegare a un’area cimiteriale posta nei pressi dell’antica cattedrale o a strutture romane antecedenti.

La tradizione popolare vuole la sua prima edificazione nel 754. Si sono comunque distinte quattro fasi nello sviluppo della costruzione della torre: una prima, risalente al terzo decennio del XIII secolo, fino alla terza cornice marcapiano; una seconda al 1250-1267, fino al cornicione sottostante la quadrifora; una terza, verso il 1284, come raccordo per la quarta fase, rappresentata dalla guglia marmorea (ghirlanda) terminata entro il 1309. Da novembre 2018 ospita al suo interno il Museo Verticale, interamente dedicato alla Misurazione del Tempo.

el Torrazzo, al quarto piano, è stato in seguito incastonato uno degli orologi astronomici più grandi del mondo; il quadrante ha un diametro di 8,20 m (8,40 con la cornice in rame); per fare un confronto, l’orologio del Big Ben di Londra ha un diametro di 6,85 m).

Costruito dai cremonesi Francesco e Giovan Battista Divizioli (padre e figlio) tra gli anni 1583-1588, l’orologio è interamente meccanico, deve essere caricato quotidianamente.

Il quadrante rappresenta la volta celeste con le costellazioni zodiacali attraversate dal moto del Sole e della Luna. È dotato di cinque lancette (in realtà quattro perché una è doppia) in grado di rappresentare molti fenomeni astronomici: tra cui le fasi lunari, i solstizi e gli equinozi, l’ingresso del Sole nelle costellazioni, la posizione dei buchi lunari e le Eclissi.

La lancetta del drago, di cui si osserva la testa e la coda, è in grado di segnalare le eclissi lunari e le eclissi solari.

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La Loggia dei Militi è un edificio storico cremonese, certamente uno dei più antichi della città. Un’iscrizione sulla lapide murata nella facciata dell’edificio specifica che la Loggia dei Militi fu edificata nel 1292.

La Loggia dei Militi era il luogo di riunione della “Società dei Militi”, una società che esisteva già da molto tempo prima della costruzione di questo edificio e alla quale appartenevano i più ricchi ed eminenti abitanti della città e del suo territorio.

Oltre che alle riunioni sociali, l’edificio serviva alla custodia di bandiere, statuti e altri oggetti sociali.

Secondo uno schema architettonico presente anche in altri edifici civili lombardi del tempo, la Loggia dei Militi è costituita da due ambienti rettangolari sovrapposti.

Sotto il portico viene conservato l’emblema di Cremona, una composizione scultorea costituita da due Ercoli che reggono in mezzo tra loro lo stemma cittadino (Ercole, secondo la leggenda, fu il fondatore di Cremona).

Nel maggio 2015 la corona posta nella parte superiore della scultura è stata distrutta da un atto di vandalismo. L’emblema di Cremona non si trovava però qui in origine; vi fu trasferito dalla porta Margherita, demolita nel 1910 ed ivi collocato nel 1964 (lapide).

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A partire dal 1093 il comune lottò con i comuni vicini per ampliare e difendere il proprio territorio. Le guerre furono numerose e spesso vittoriose come nel 1107 per il possesso di Tortona o nel 1111 che segnò invece una sconfitta nei pressi di Bressanoro. In questo periodo la città ebbe forti divisioni interne fra la parte di città legata ai ghibellini, città vecchia, e quella legata a guelfi, città nuova.

Il conflitto giunse al punto di creare due palazzi comunali con l’edificazione del Palazzo Cittanova, ancora esistente. Il palazzo venne eretto nel 1206 nella forma architettonica tipica del broletto lombardo.

L’edificio, ampliato una prima volta nel 1245, venne interessato da sostanziali modifiche a partire dal 1496 e per tutto il corso del XVI secolo; in particolare, si rimaneggiò la facciata con la sostituzione delle originali trifore duecentesche con granfi finestroni rettangolari nonché con l’aggiunta di un nuovo pulpito in marmo addossato pilastro centrale della loggia.

La facciata venne nuovamente rimaneggiata nel 1838 dall’architetto cremonese Luigi Voghera, il quale arricchì le grandi finestre di lesene e decorazioni in cotto. Coeva anche l’aggiunta della fascia in marmo bianco con mensoloni, di ispirazione neo rinascimentale.

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Il Museo del Violino è un museo musicale situato a Cremona. Il museo è noto soprattutto per la sua collezione di strumenti ad arco che comprende anche violini, viole, violoncelli e contrabbassi di rinomati liutai, tra cui Antonio Stradivari e Giuseppe Guarneri del Gesù.

Nel 1893 Giovanni Battista Cerani donò al comune di Cremona diversi strumenti musicali e modelli di proprietà di grandi liutai cremonesi, fra cui Antonio Stradivari. Venne così istituito il Museo Stradivariano, che in seguito venne arricchito dall’inestimabile raccolta di Ignazio Alessandro Cozio, conte di Salabue, il quale aveva acquisito ciò che rimaneva del laboratorio di Stradivari, divenendo così uno dei primi esperti italiani di storia della liuteria.

La grandissima collezione di modelli lignei, documenti ed attrezzature artigianali per la creazione di strumenti ad arco di Cozio fu acquistata nel 1920 dal liutaio Giuseppe Fiorini di Bologna al fine di creare una scuola italiana di liuteria; tuttavia, non riuscendo nel proprio proposito, dopo dieci anni decise di regalare tutta la collezione al museo civico di Cremona.

L’amministrazione comunale creò così una “Sala Stradivariana” all’interno del Palazzo Affaitati, dove vennero esposti tutti gli oggetti della collezione Salabue-Fiorini.

Dopo un breve trasferimento al Palazzo dell’arte e all’Archivio di Stato, la raccolta venne sistemata nel museo civico e divisa in tre sale: la prima illustrava la costruzione della viola contralto secondo la scuola classica cremonese; la seconda stanza esponeva alcuni strumenti realizzati da liutai italiani del XIX-XX secolo; l’ultima sala conteneva sedici espositori con oltre 700 oggetti.

Dopo due anni di restauri del Palazzo dell’arte[5], l’intera collezione è stata trasferita definitivamente nel nuovo “museo del violino” inaugurato ufficialmente il 14 settembre 2013.

Tante che l’artigianato cremonese è caratterizzato dalle botteghe di liutai, specializzate nella produzione di strumenti ad arco, riconosciute a livello mondiale per la qualità degli strumenti prodotti e che si riallacciano alle figure di Stradivari, Guarneri e Amati.

La cultura della liuteria tradizionale cremonese è stata iscritta il 5 dicembre 2012 nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.

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La chiesa di San Sigismondo è un luogo di culto cattolico di Cremona, situato in largo Bianca Maria Visconti, presso l’Ospedale Maggiore.

La chiesa, a navata unica con cappelle laterali, venne affrescata a partire dal 1535 e rappresenta uno dei più significativi complessi decorativi del Manierismo cinquecentesco dell’Italia settentrionale, stilisticamente armonico e unitario nonostante l’intervento di diversi pittori (Camillo Boccaccino, Giulio Campi, Bernardino Campi, Bernardino Gatti, Antonio Campi e altri).

Sul sito dell’odierno monastero, sorgeva un’antica chiesetta, già dedicata a san Sigismondo, dove il 25 ottobre 1441 Bianca Maria Visconti, unica figlia del Duca di Milano Filippo Maria e ultima erede della dinastia viscontea, sposò Francesco Sforza, figlio del condottiero Muzio Attendolo e fondatore della dinastia sforzesca.

Fu scelto questo sito per l’importante avvenimento che consentì il passaggio del ducato di Milano dai Visconti agli sforza, in quanto la città di Cremona fu la dote che Bianca Maria portò al matrimonio.

A memoria dell’evento fu decisa dai duchi la demolizione della primitiva chiesetta già dedicata dai frati Vallombrosani a S. Sigismondo, e l’edificazione del nuovo monastero affidato ai monaci Gerolamini.

Il 20 giugno 1463 avvenne la posa della prima pietra, tuttora visibile alla prima cappella di destra entrando, alla presenza di Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, di Bernardo Rossi di Parma, vescovo di Cremona, e dell’architetto Bartolomeo Gadio.

L’anno seguente la duchessa donò in perpetuo tutti i beni del monastero ai monaci dell’ordine degli eremiti di San Gerolamo dell’osservanza, concedendo loro le consuete esenzioni dai dazi e altri privilegi e immunità.

Il carattere di fabbrica ducale della chiesa di San Sigismondo porta a supporre che l’edificio possa aver avuto all’origine un progetto unitario, approvato dalla stessa Bianca Maria e dovuto a un architetto scelto dai duchi, che una lunga tradizione storiografica identificava in Bartolomeo Gadio, ipotesi abbandonata negli studi più recenti.

Il cantiere, infatti, dopo una lunga gestazione, fu portato a termine solo a partire dagli anni novanta, anche per interessamento di Ludovico il Moro, tanto che gli alzati della chiesa che oggi vediamo sembrano per lo più datarsi a questa fase, completata intorno al 1510, con la costruzione del campanile.

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Per maggiori informazioni potete consultare il sito: https://it.wikipedia.org/ 

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