Vino e Marmo le eccellenze del territorio veronese

Vino e Marmo le eccellenze del territorio veronese

Il legame che si è evoluto tra Veneto e vite ha portato la regione a essere una delle maggiori produttrici di vino DOC in Italia con svariate tipologie di vigneti che soddisfano ogni genere di richiesta del consumatore. Si tratta di un legame antico come la volontà e la necessità di sfruttare la terra per il proprio sostentamento, che nasce nella preistoria e si sviluppa attraverso i secoli affinando le tecniche e selezionando i prodotti.

A livello archeologico il territorio veronese, dalle pendici delle alpi, dalla pianura all’ambito lacustre, ha restituito diverse tipologie di materiali, che attestano come la coltivazione della pianta e la conseguente lavorazione del frutto siano sempre state praticate. A partire dalle epoche più lontane sappiamo che gli antichi abitanti degli insediamenti palafitticoli del Garda consumavano sicuramente una bevanda derivata dalla fermentazione dell’uva, che costituiva un ottimo apporto di energia e si conservava con maggior facilità rispetto ad altri prodotti freschi o frutto di lavorazione. Il loro approvvigionamento dell’uva doveva essere frutto di raccolta perché ancora non sono stati attestati contesti di coltivazione della pianta. Le prime coltivazioni di vite vinifera sono infatti attribuite alla civiltà paleoveneta ed etrusca, delle quali sono rimasti numerosissimi reperti inerenti sia alla coltivazione della vite che alla produzione del vino. Ad un’epoca successiva, quella romana, appartengono le prime attestazioni documentarie riferibili alla produzione del vino, e in particolare quello retico (ricordato anche da Virgilio), cioè della Retia, regione collinare che si estendeva nella parte centrale della pianura padana. Il vino retico interessava le colline veronesi, proprio quelle dove oggi si produce la maggiore quantità di eccellenti vini DOC. È quindi indubbio che nel territorio veronese la produzione del vino rivestisse sin dall’antichità un ruolo centrale nell’agricoltura e di conseguenza nell’economia, se pensiamo all’importanza e alla diffusione della commercializzazione delle materie prime e dei loro derivati.

Analogamente, in altri modi e per altre vie di sviluppo, la diffusione delle cave in Veneto, e in particolare nel territorio veronese, ha rivestito sin dall’antichità un ruolo fondamentale nel panorama di approvvigionamento delle materie prime da costruzione. Si tratta di un contesto ricco di varietà e di alta qualità, la cui estrazione ha fatto nascere e fiorire ambiti commerciali. È comunque certo che lo sfruttamento dei materiali lapidei del nostro territorio risale alla Protostoria, dato che dei materiali di estrazione da cava, come la pietra di Prun, si è fatto largo uso nell’edificazione dei villaggi fortificati su altura e delle case di tipo retico.

In seguito, a partire dall’età tardo-repubblicana, la costruzione dei monumenti che la fiorente città di Verona richiedeva, spinse allo sfruttamento intensivo delle risorse locali e si ricorse così alla coltivazione del cosiddetto “tufo”, un calcare tenero locale facilmente lavorabile, che presenta buone caratteristiche di resistenza. Questo materiale fu utilizzato per esempio nelle fasi antiche delle strutture di Porta Leoni, dove compare negli elementi esterni di decorazione, come lesene, semicolonne ecc. Analogamente la ritroviamo nelle strutture di Porta Borsari. La stessa pietra, come detto, di facile lavorazione e approvvigionamento (dato che era estratta in aree vicine al nucleo cittadino, come la valle di Avesa o di Quinzano), fu ampiamente utilizzata nella costruzione del teatro e nella sistemazione del complesso monumentale di Castel San Pietro. Il materiale più noto del territorio veronese, i famosi calcari ammonitici di colore rosato, sono invece utilizzati nell’edificazione di Ponte Pietra e comunque sono ampiamente impiegati nelle costruzioni solo in epoca più recente, in età Augustea, quando nelle costruzioni si passò gradualmente dall’utilizzo del mattone e del tufo a quello della pietra, con una conseguente estrazione massiccia. Un monumento emblematico di questo passaggio nella città di Verona è l’arco dei Gavi, il primo edificio realizzato interamente in pietra locale. A partire da questo momento furono coltivate sistematicamente tutte le cave dei calcari locali, che nello specifico sono chiamati bianco Verona, rosso Verona e bronzetto, e che trovarono ampio uso nella costruzione degli edifici monumentali della città, quali l’Arena e le nuove facciate di Porta Leoni e di Porta Borsari.

La città è fiorita sulle eccellenze del suo territorio, grazie alla capacità dei suoi abitanti di usufruirne e metterle a profitto, si tratti di risorse del sottosuolo o di prodotti della superficie. Il suo pregevole aspetto odierno e il valore culturale che le è attribuito sono un riflesso di queste capacità di antica tradizione, frutto degli sforzi, del lavoro e di secoli di lente innovazioni e tentativi, che hanno portato a un affinamento dei prodotti finali, rinomata per l’ottima qualità e commercializzati in tutto il mondo.

Per maggiori informazioni potete consultare: https://it.wikipedia.org/

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